Ti ho chiamata per troppo tempo
ed ora che ci sei,
non ti riconosco.

Il tuo nome: una figura,
l’idea famigliare
di un arguto inganno.

E se tu non fossi
ancora ricco di queste ombre
saprei come toccarti,
come un fiore nuovo
che cerca spazio e tace
tra questi rami spogli.
Se mi affaccio nei tuoi orizzonti
la parole di cui mi parli,
riempono ogni spazio.

In ogni altrove
la speranza dei numeri
(sordi scambi di pareri)
è sola,
ciò che rimane.

Nel far tanto
che tu non sia ancora
l’ancorato punto del mondo,
io mi siedo qui
per non vederti più.